Siamo nel 1993, il Bayern viene da quattro anni caratterizzati da grande incertezza tecnica in cui sulla panchina si alternano senza particolari successi Jupp Heynckes, Soren Lerby ed Erich Ribbeck.

A fine dicembre 1993, il Bayern esonera anche Ribbeck e affida la squadra al taumaturgico Kaiser, al secolo Franz Beckenbauer. Come spesso accade il Kaiser mette le cose a posto, porta il Bayern a vincere il campionato di Germania 1993/1994 e poi, come il Mister Wolf di Pulp Fiction, che prima risolve i problemi e poi se ne va, dopo aver vinto il titolo, saluta la compagnia e torna a fare il dirigente.

In società decidono che è arrivato il momento di dare un’impronta tecnica stabile e continuativa alla squadra e il nome cui affidare questa missione arriva dal capitano Lothar Matthäus che propone alla dirigenza la folle idea di Giovanni Trapattoni.

L’l’idea piace subito e, detto fatto, lo stato maggiore del Bayern, composto da Franz Beceknbauer, Uli Hoeneß e Karl Heinz Rummenigge, imposta il navigatore in direzione Cusano Milanino e se ne torna a Monaco col contratto firmato da uno dei più vincenti tecnici italiani.

Prima stagione di Trapattoni al Bayern

Trap arriva a Monaco e come regalo di benvenuto si trova quattro acquisti di un certo livello: il portiere Oliver Kahn da Karlsruhe, il difensore Markus Babbel dall’Amburgo, il centrocampista svizzero Alain Sutter dal Norimberga e l’attaccante francese Jean Pierre Papin dal Milan: in pratica tutto quello che ci vuole per difendere il titolo di campione di Germania e tentare l’assalto alla Champions League.

L’inizio della stagione 1994/1995 è però drammatico; il 7 agosto 1994 Bayern perde subito la sfida di Supercoppa di Germania contro il Werder Brema che si impone 3-1 dopo i tempi supplementari.

La sconfitta col Werder, però, non è nulla rispetto a quello che sta per accadere. Esattamente sette giorni dopo, infatti, il Bayern affronta nel primo turno della Coppa di Germania i dilettanti del TSV Vestenbergsgreuth, squadra di terza divisione, espressione di un paesino di 350 abitanti, probabilmente meno del numero totale dei dipendenti del Bayern.

Sembrava che la cosa più difficile di quel match fosse la corretta pronuncia del nome della squadra avversaria e invece finisce come nessuno poteva pronosticare: 1-0 per i dilettanti e Bayern eliminato al primo turno tra i frizzi e lazzi di tutta la Germania.

Dopo una settimana dall’inizio della stagione ufficiale e già alla metà di agosto, il Bayern ha già perso due partite e due trofei.

Parte la Bundesliga e il Bayern esordisce battendo 3-1 il Bochum, ma già tre giorni dopo, alla seconda giornata di campionato, il Bayern perde a Friburgo per 5-1 dopo che al 18′ minuto era già sotto 3-0.

Segue una serie di dieci partite, di cui tre vinte, sei pareggiate e una persa che fanno perdere al Bayern il contatto con le prime che non riuscirà più a recuperare.

I metodi del Trap vengono messi i discussione un po’ da tutti, con la stampa che sostiene che il suo metodo difensivo non sia adatto alla filosofia offensiva del Bayern.

Il rapporto tra il mister italiano e la squadra si raffredda partita dopo partita e Trapattoni capisce presto che la sua esperienza in Germania è destinata a concludersi anzitempo.

Le cose non vanno molto meglio in Champions League: il Bayern ai quarti di finale salta con grande fatica l’IFK Göteborg solo grazie alla regola dei gol in trasferta (0-0 a Monaco e 2-2 in Svezia, con brivido finale dato dalla rimonta degli scandinavi che al 79° erano sotto 0-2), ma poi si arrende senza discussioni all’Ajax poi vincitore della coppa (0-0 a Monaco e 2-5 ad Amsterdam con tre gol subiti tra il 41° e il 47° che sbarrano alla truppa del Trap la strada per la finale).

La stagione termina con un sussulto dato da sei vittorie nelle ultime otto partite, ma il ritardo in classifica era ormai incolmabile e il Bayern chiude con un più che deludente sesto posto con 43 punti (la vittoria valeva ancora 2 punti) e un record di 15 vinte, 13 pareggiate e 6 perse.

Al termine della stagione Trapattoni chiede alla società di lasciarlo tornare in Italia, nessuno al Bayern si straccia la vesti per la rescissione anticipata del contratto e Trap vola  a Cagliari dove, per la prima volta nella sua carriera, accetta la sfida del calcio di provincia.

La sua esperienza nell’isola non andrà troppo bene: dopo qualche sconfitta di troppo, nel febbraio 1996 un vivace alterco col presidente Massimo Cellino lo convince alle dimissioni (che in realtà erano una sorta di esonero indotto) e Trapattoni si trova ancora libero.

Nel frattempo a Monaco, nella stagione 1995/1996, il posto del Trap sulla panchina del Bayern viene preso dal santone Otto Rehhagel, che – come da tradizione recente – finisce triturato da quella sorta di macchina mangia-allenatori che sembra essere diventata la panchina bavarese; alla 30° giornata viene esonerato per far posto al solito Franz Beckenbauer, che dopo essere sceso dalla poltrona di presidente, si rimette la tuta e, per non smentire le sue capacità taumaturgiche, porta il Bayern a vincere la Coppa Uefa e, seguendo ancora l’esempio di Mr Wolf, anche questa volta – dopo aver risolto problemi – saluta e se ne va.

Al Bayern serve quindi un nuovo allenatore e, con una certa sorpresa, la società decide di ripuntare le sue fiches sul Trap.

Seconda stagione di Trapattoni al Bayern

Come due anni prima, Trapattoni quindi riprende le chiavi della squadra da Kaiser Franz e si prepara ad affrontare la stagione 1996/1997.

Il Trap dichiara che farà tesoro dell’esperienza non felicissima di due anni prima e si ripresenta a Monaco con un po’ di tedesco in più e tanta voglia di affermarsi in una società che ha voluto dargli un’altra chance.

Il Bayern si presenta ai nastri di partenza con diversi nuovi acquisti: Sami Kouffour in difesa, Mario Basler a centrocampo, Carsten Jancker e Ruggiero Rizzitelli in attacco.

La squadra parte ancora una volta un po’ imballata e il Bayern contende allo Stoccarda il comando della classifica con sorpassi e controsorpassi per quasi tutto il girone di andata; nel frattempo i bavaresi subiscono una sorprendente eliminazione dal Valencia nel primo turno della Coppa Uefa, di cui il Bayern era detentore avendola vinta l’anno prima.

Poi il Bayern mette la freccia e inizia una fuga solitaria, interrotta solo alla 22° giornata dalla sconfitta a Bielefeld che consente al Borussia Dortmund di mettere il naso davanti.

Alla giornata successiva, però, il Bayern regola lo Schalke 04 per 3-0 mentre il BVB cade a Stoccarda; una settimana dopo il Bayern passa a Karslruhe mentre il BVB viene sconfitto in casa nel derby dei Borussia. Il Bayern prende quindi il comando della classifica che non lascerà più, per il suo 14° titolo nazionale e per il primo titolo in Germania del Trap.

Terza stagione di Trapattoni al Bayern

Il Bayern rinforza i ranghi con il difensore francese di origine basche Bixente Lizarazu, i centrocampisti Thorsten Fink e Michael Tarnat e soprattutto l’attaccante Giovane Elber dallo Stoccarda. Lasciano invece la Baviera Jürgen Klinsmann e Christian Ziege, entrambi con destinazione Italia.

La stagione 1997/1998 inizia il 2 agosto col Bayern che ospita il neopromosso Kaiserslautern di Otto Rehhagel.

Come accaduto altre volte in passato, il Bayern stecca la prima in casa e lascia i tre punti al Kaiserslautern che si impone 1-0 con gol all’80° di Michael Schjønberg.

Nessuno allora poteva prevederlo, ma quella sconfitta è di fatto decisiva, dato che il Kaiserslautern prende subito il comando della classifica e non lo lascerà praticamente più andando a vincere un incredibile Schale da neopromossa (nessuna squadra nei più importanti campionati europei riuscirà a realizzare un’impresa del genere).

Per tutto il campionato, il Bayern arranca in seconda posizione aspettando il crollo degli imprevisti rivali che però non arriverà mai, anzi arriverà pure la sconfitta nello scontro diretto del 5 dicembre per 2-0 che scava il solco decisivo in classifica.

A febbraio1998 la situazione precipita: la squadra incappa in una serie di risultati negativi (sconfitta a Berlino contro l’Hertha 2-1, sconfitta in casa contro il Colonia 0-2, sconfitta a Gelsenkirchen 1-0 e pareggio interno 0-0 nel derby di Champions League contro il BVB a livello di quarti di finale).

Lo spogliatoio ribolle e alcuni giocatori – segnatamente Mehmet Scholl e Mario Basler – esternano pubblicamente il loro disappunto sui metodi del Trap, giudicato ancora troppo difensivo.

Per il mister italiano la misura è colma: il 10 marzo 1998 (in una data che in Germania ancora ricordano, tanto che praticamente tutti i giornali tedeschi ne hanno recentemente celebrato il 25° anniversario) tiene la sua famosissima conferenza stampa, in cui col suo tedesco molto maccheronico ma indubbiamente efficace, dopo aver criticato la prestazione della squadra nelle ultime partite, divide i suoi giocatori tra “buoni” (Nerlinger e Hamann) e “cattivi” (Scholl, Basler) inserendo in questi ultimi però, a sorpresa, l’ormai celeberrimo Thomas Strunz, che, a dispetto di una più che decorosa carriera calcistica, verrà ricordato, non solo in Italia e in Germania ma probabilmente anche nel mondo, per l’intemerata riservatagli in mondovisione dal Trap.

La cosa divertente è che, in realtà, il povero Strunz non aveva fatto alcuna dichiarazione contro l’allenatore italiano, ma, con sua grande meraviglia si trovò protagonista del suo famoso discorso.

Solo molti anni dopo, Trapattoni ha confessato che Strunz era sostanzialmente innocente e che era stato coinvolto solo per l’evidente assonanza del suo cognome con la nota parola italiana.

I retroscena di quella conferenza sono stati poi raccontati da Markus Hörwick, al tempo responsabile della comunicazione del Bayern.

Hörwick ricorda che subito dopo la sconfitta 1-0 in casa dello Schalke 04, nell’hotel di Essen dove il Bayern aveva svolto il ritiro prepartita e dove si stava consumando la cena post-match, il Trap era già di pessimo umore:

“Trapattoni era furibondo e, durante la cena dopo la partita al tavolo coi dirigenti, gesticolava così tanto da rovesciare una bottiglia di vino rosso sul vestito di Uli Hoeneß.”

Il martedì dopo, dopo due giorni passati in Italia, Trapattoni si presenta in Säbenerstrasse per la solita conferenza stampa e sempre Hörwick rievoca quei momenti:

“Non so perché, ma avevo un brutto presentimento;. Quando è tornato dall’Italia era ancora arrabbiatissimo e ricordo che quel martedì mattina gli telefonai tre volte per chiedergli se fosse tutto a posto”

Quando il Trap si presenta in sede al pomeriggio per la conferenza, Markus Hörwick capisce subito che il suo istinto non lo aveva ingannato: a posto non c’era proprio niente.

“Di solito Giovanni arrivava in conferenza con un un unico foglio con scritte poche parole in tedesco, quel pomeriggio lo vidi arrivare con una pila di fogli scritti fittamente e capii che stava per succedere qualcosa”

E quel qualcosa è subito chiaro: Trap si siede al tavolo, sistema i fili davanti a sé ed esordisce con un quasi minaccioso

“Siete pronti?”

a cui aggiunge subito, tanto per non lasciare dubbi:

“Se qualcosa di quello che sto per dire non è chiaro, fatemi domande”

In realtà nessuno ha bisogno di altre spiegazioni, quelle che seguono sono le frasi celebri di quella indimenticabile conferenza:

“Ci sono momenti in cui dei giocatori professionisti si dimenticano di esserlo.

Un allenatore non è un idiota

La squadra era fiacca come una bottiglia vuota

Strunz! Come si permette Strunz?

Ich habe fertig!

Alla fine del suo monologo Trapattoni si rivolge ai giocatori contestatori, invitandoli a fargli vedere di cosa sono capaci e di vincere da soli la successiva partita in casa contro il Bochum.

“Questi giocatori devono vincere la partita da soli”

Quindi se ne va, non prima di aver ribadito, mentre sta per uscire dalla sala

“Se qualcosa non è chiaro, posso ripetere tutto”

Quello che non tutti sanno è che Trapattoni, nella foga, si era dimenticato un paio di punti. Fuori dalla sala stampa dice a quel punto al povero Markus Hörwick che avrebbe voluto tornare in sala per mettere gli ultimi puntini sulle i, ma Hörwick, fingendo di guardare nella sala in cui i cronisti erano ancora assiepati, mente spudoratamente e dice al Trap:

“Lascia perdere Giovanni, se ne sono andati tutti”

privando il mondo del calcio di una prevedibilmente epocale seconda puntata del suo celebre assolo.

L’invito (chiamiamolo così) del Trap ai giocatori di vincere da soli la partita successiva cade comunque nel vuoto: il Bayern non va oltre uno scialbo 0-0 e contro il Bochum perde altri due punti rispetto al Kaiserlautern, vincitore contro il Monaco 1860.

In Germania quella conferenza è entrata nella storia come “Wutrede” (più o meno “discorso furibondo”): i tedeschi non sono troppo abituati a sentire uno straniero esprimersi nella loro lingua e un forestiero che critica in quel modo e con quei toni la squadra Rekordmeister, una sorta di orgoglio nazionale, non si era mai visto.

Dopo quello sfogo, il Trap in Germania è diventato una sorta di eroe nazionale, l’ultima frase della sua conferenza, il famosissimo

Ich habe fertig

che è formalmente errata (lui intendeva dire “Ho finito”, ma avrebbe dovuto dire “Ich bin fertig”) è diventato in Germania talmente un cult, che alcune pubblicità di prodotti terminano con quella frase.

Addirittura Uli Hoeneß, nel discorso con cui nel novembre 2019 ha annunciato le sue dimissioni da presidente del Bayern, ha concluso la sua conferenza (e il suo mandato) proprio con quella frase.

Inoltre la biografia che Trapattoni pubblicò nel 2015 – che in Italia ha titolo “Non dire gatto” – in Germania è stata tradotta col titolo “Ich habe noch nicht fertig” (“Non ho ancora finito”), riprendendo il famoso errore di 17 anni prima.

Tornando al calcio giocato, la frase “Ich habe fertig” si può applicare, però, anche all’esperienza di Giovanni Trapattoni al Bayern Monaco.

Otto giorni dopo arriverà infatti l’eliminazione dalla Champions League contro il BVB e in campionato il Bayern non riuscirà a raddrizzare la stagione, terminando il campionato al secondo posto dietro il Kaiserslautern.

Trapattoni però si congederà dal Bayern con la Coppa di Germania, vinta in rimonta e nel finale contro il Duisburg per 2-1 nella finale di Berlino.

 

“Facciamo vedere al nostro pubblico la f…”

Le difficoltà di Trapattoni col tedesco però non si sono limitate a quella conferenza.

L’attaccante brasiliano Giovane Elber ha infatti raccontato un altro gustoso aneddoto, che, essendosi verificato tra le ovattate mura degli spogliatoi, ha avuto molta meno risonanza.

Dopo una sconfitta, Trapattoni voleva esortare la squadra a “mostrare al pubblico di avere gli attributi”. Non sapendo come rendere il concetto in tedesco, chiese a Elber la traduzione nella lingua di Goethe della parola “cojones”.

Il brasiliano – per fargli uno scherzo – rispose dicendo “Muschi”, che in realtà in tedesco è l’organo genitale femminile.

Trapattoni quindi si rivolse ai giocatori urlando

“Ja, wir müsse de Fans Muschi zeigen! Muschi, Muschi, Muschi, ich will Muschi sehen!”

ossia… facciamo vedere la f… al pubblico, voglio vedere la f…

Ovviamente la squadra si spanciò dalle risate e dopo che Elber confessò a Trapattoni il suo scherzetto,  anche il Trap si unì all’ilarità generale.

La carriera del Trap prosegue su altre panchine prestigiose: prima la Fiorentina (un terzo posto in campionato), poi la nazionale italiana (sfortunate eliminazioni ai Mondiali 2002 e agli Europei 2004), poi il Benfica (titolo di campione portoghese), quindi altre due esperienze in lingua tedesca: prima ancora in Germania allo Stoccarda (esonerato a metà stagione) e poi in Austria al Salisburgo (campione d’Austria).

La cosa curiosa è che, in queste due ultime esperienze, malgrado la sua conoscenza del tedesco fosse sensibilmente migliorata, le due società ritennero di affidargli sempre un interprete per le conferenze stampa…. forse per evitare altri imprevisti Wutrede.

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