Non si può parlare della storia del Bayern Monaco, senza considerare la figura di Gerd Müller, il “bomber nazionale”.

Chi è stato, o meglio, chi è Gerd Müller? Eh sì, perchè parlando di lui, non si può usare il tempo passato: Gerd Müller, semplicemente, è.

E’ il cannoniere che con i suoi gol ha portato il Bayern Monaco alla promozione in Bundesliga.

E’ il cannoniere che con i suoi gol ha portato la Germania (allora Germania Ovest) a vincere prima il Campionato Europeo del 1972, poi il Campionato del Mondo 1974.

E’ il cannoniere che con i suoi gol ha portato il Bayern Monaco a vincere per tre volte di fila la Coppa dei Campioni dal 1974 al 1976.

E’ il cannoniere che ha segnato con la maglia del Bayern 566 gol in 607 partite (fate i conti… una media di 0,93 gol ogni partita).

Ed è il cannoniere capace di segnare 40 gol in un solo campionato; accadde nel 1971/1972 e questo record rimase imbattuto fino al 2021, quando Robert Lewandowski segnandone 41 tolse al Bomber der Nation questo primato, facendo storcere il naso a molti tifosi del Bayern che avrebbero gradito che nessuno mai superasse Gerd in questa classifica.

Il suo talento principale era il fiuto del gol, la velocità di riflessi, il capire sempre un secondo prima degli altri dove sarebbe andato a finire il pallone.

Di tutti i gol che ha segnato, pochissimi, forse nessuno, li troviamo nelle tante gallery che ci sono in rete coi gol più belli nella storia del calcio; la maggior parte dei suoi gol sono gol che fanno dire a chi li vede che sì, bello, ma questo l’avrei segnato anch’io.. peccato, però, che per farlo bisogna essere lì, in quel preciso punto e in quel preciso momento e il grande talento di Gerd era esserci. Sempre..

Inoltre Gerd non ha mai fatto distinzione tra partite importanti e partite meno importanti; non era di quelli che sentiva la tensione della partita e che quando il gioco si faceva duro scomparivano dal campo. No, Gerd c’era sempre, sia che fosse un allenamento o che fosse la finale del mondiale, lui era sempre lì e sempre la metteva dentro.

Vediamo subito di cosa stiamo parlando, poi raccontiamo la sua storia.

Ecco il video del suo gol che vale il definitivo 2-1 al 42° del primo tempo, nella finale della Coppa del Mondo 1974, giocata nel suo Olympiastadion a Monaco di Baviera contro l’Olanda, il 16 luglio 1974.

Come si vede, non si tratta del golasso che fa urlare i telecronisti e non ha niente a che vedere col famoso gol di Marco Van Basten che proprio in quella porta segnò 14 anni dopo contro l’URSS il gran gol che ancora oggi viene proposto con cadenza ciclica in televisione. No, è un gol a prima vista normalissimo, ma che racchiude tutta l’essenza del calcio di Gerd Müller: velocità, tempismo e senso della posizione.


Le origini

Gerhard, ma per tutti Gerd, Müller nasce il 3 novembre 1945 nella cittadina della Baviera Nördlingen, uno dei tanti centri abitati martoriati dai bombardamenti degli alleati.

I suoi genitori sono di origini umili, padre autista e madre donna delle pulizie; Gerd è l’ultimo dei cinque figli avuti dalla coppia.

Come tanti ragazzini della sua età, inizia a giocare a calcio per la strada e lì viene notato da Georg Münzinger, che collabora con la squadra giovanile del TSV 1861 Nördlingen, che propone al piccolo “Hadde” (come tutti lo chiamavano) di unirsi al team.

Il carattere di Gerd però non è esattamente solare, il ragazzo è timido e con poca fiducia nelle proprie capacità, tanto che ci mette un po’ di tempo prima di unirsi ai futuri compagni. Ci pensa l’amico Peter Kraus a portarlo nell’agosto del 1958 agli allenamenti della squadra giovanile C (C-Jugend TSV 1861), dove però l’accoglienza che l’allenatore gli riserva non è proprio entusiastica: “cosa vuoi, ciccione?” gli chiede subito senza badare troppo alla forma.

Eh già, perché il piccolo Hadde non è molto alto, è grassoccio e insomma non sembra proprio avere le physique du role per fare il giocatore di calcio…

Dopo la prima partita, però, la risposta a quella domanda non troppo garbata è molto chiara: quello che Gerd Müller vuole è segnare gol e segnarne tanti.

Nel frattempo Gerd lavora come tessitore in una piccola azienda della sua città e quando gli impegni calcistici si fanno più ravvicinati richiedendo anche sessioni di allenamento serali, Gerd accetta un lavoro come saldatore nella fabbrica di ombrelli Bremshey.

Nel 1962/1963 avviene il passaggio alla squadra giovanile A del TSV e Müller continua a segnare a raffica; l’approdo nella squadra dei grandi è solo questione di tempo e il 27 aprile 1963, il 17enne Müller fa il suo debutto con la maglia del TSV in una partita contro il TSG Augsburg 85 nella Bezirksliga Schwaben (una sorta di campionato provinciale, che corrisponde alla settima serie nella struttura dei campionati tedeschi).

In quel frammento di stagione, Gerd gioca tre partite, naturalmente segnando quattro gol e nella stagione successiva scenderà in campo 28 volte, segnando la bellezza di 47 gol.

L’arrivo al Bayern

Il suo nome arriva a Monaco e tra le due squadre della città, il Monaco 1860 e il Bayern, si accende un frenetico derby di mercato. A quei tempi i forti di Monaco erano quelli azzurri, i Leoni; il Bayern giocava in seconda divisione, dato che quando era stata costituita la Bundesliga era stato deciso che ci sarebbe stata una sola squadra per città e il Sechzig (il Monaco 1860) aveva più prestigio da mettere in campo.

Con un autentico blitz, l’amministratore delegato del Bayern Monaco Walter Fembeck, piomba a casa Müller solo un’ora prima del suo collega del 1860 per offrire a Gerd un contratto. Müller, che tra l’altro temeva che ci fossero poche possibilità di un posto da titolare al TSV 1860 (ancora la sua poca autostima, malgrado la caterva di gol segnati fino a quel momento…), accetta l’offerta e il 10 luglio 1964 firma un contratto  quadriennale a casa del presidente del club Wilhelm Neudecker.

Per la somma di 4400 marchi tedeschi, Gerd Müller cambia casacca e arriva a Monaco di Baviera dove lo attende una squadra che vuole a tutti costi fare subito il salto in Bundesliga.

L’accoglienza del suo allenatore, lo jugoslavo Zlatko Čajkovski, però, non è molto diversa da quella che gli aveva riservato l’allenatore del TSV Nördlingen – “e io cosa dovrei farci con questo sollevatore di pesi?”, questo il suo cordiale messaggio di benvenuto – e Gerd si trova subito in panca. Il presidente però insiste con il coach affinché gli trovi un posto in squadra e il 18 ottobre 1964, nella partita che il Bayern vince per 11-2 contro il Freiburger FC, Gerd Müller entra in squadra e segna uno dei gol. Alla fine della stagione 1964/1965 saranno in tutto 39 e il Bayern raggiunge la massima serie tedesca da cui non uscirà mai più.

Il resto della sua storia al Bayern è appunto storia…. tanti gol, tanti successi, tanti record.

Col Bayern vince tre coppe dei Campioni consecutive dal 1972/1973 al 1974/1976, la Coppa delle Coppe 1967, quattro titoli di Germania (1968/69, 1971/72, 1972/73, 1973/74), quattro coppe di Germania (1966, 1967, 1969, 1971), la Coppa Intercontinentale 1976 ed è il capocannoniere di tutti i tempi in Bundesliga, con 365 gol.

La nazionale

Con la nazionale vince il titolo di Campione d’Europa nel 1972 e Campione del Mondo 1974 ed è il secondo marcatore di sempre con la maglia della nazionale tedesca con 68 reti in 62 partite, dietro solo a Miroslav Klose, che però ne ha giocate molto di più.

Gia… perchè leggendo questa serie di numeri, un numero in particolare suona strano… quel 62, riferito alle partite di Gerd Müller con la maglia della nazionale tedesca; perchè così poche?

E’ vero che in quegli anni le competizioni per le nazionali prevedevano meno squadre e quindi  meno partite, ma 62 partite non sono comunque un po’ poche?

Il motivo c’è, ed è semplice. Nell’estate 1973, il Barcellona aveva in mente di portare sotto la Sagrada Familia la coppia gol più forte che ci fosse in quel momento: Johann Cruyff e appunto Gerd Müller.

Nessun problema a ingaggiare l’olandese, ma per il trasferimento di Gerd Müller c’è l’opposizione strenua della federazione tedesca (la DFB), che si mostra molto riluttante a concedere alle sue stelle il trasferimento all’estero proprio l’anno dei mondiali di calcio organizzati in Germania,

II compagno di nazionale Günther Netzter riesce comunque a trasferirsi al Real Madrid; Gerd invece esita un po’ troppo, e quando nell’intervallo di una partita amichevole giocata in Alsazia, lascia la squadra per discutere insieme al suo agente il suo passaggio al Barcellona, Hermann Neuberger tuona che no, non se ne parla neanche e che non verrà data alcuna autorizzazione al trasferimento. Il contratto tra il Barcellona e il Bayern viene quindi firmato e poi stracciato nel giro di un giorno.

Gerd Müller rimane al Bayern e come facile intuire non la prende proprio benissimo: in una lettera aperta scrive: “Rispetto la decisione della DFB. La mia opinione personale sull’argomento è che, in conformità con la costituzione tedesca, prendo la posizione che ogni persona nella Repubblica Federale ha il diritto di scegliersi liberamente l’occupazione che preferisce.”

Aggiungerà anche una frase a metà tra una profezia e una minaccia: “vi farò vincere la coppa del mondo, ma poi scordatevi di rivedermi in nazionale”.

Sarà di parola per tutto: la Germania vincerà la coppa del mondo col gol decisivo firmato da lui e in nazionale non ci metterà mai più piede.

Il fine carriera

La carriera di Müller in Germania termina nel 1979, quando lascia il Bayern per sbarcare negli USA al Fort Lauderdale Strikers; il livello del calcio statunitense non è ovviamente eccelso; in due anni Gerd giocherà 80 partite, segnand0 40 gol.

Dopo il ritiro

Il post carriera di Gerd Müller è un periodo decisamente infelice; la mancanza dell’adrenalina dei gol lo conduce alla depressione e all’alcolismo. Ci pensano i suoi compagni del Bayern, nel frattempo diventati dirigenti, a trascinare l’amico Gerd fuori dal tunnel accompagnandolo nel percorso riabilitativo di disintossicazione e affidandogli la guida tecnica di una squadra giovanile.

Il 6 ottobre 2015 il Bayern Monaco rende pubblica la notizia che Gerd Müller è affetto dalla malattia di Alzheimer. L’attaccante viene ricoverato in un centro specializzato, dove rimarrà fino al giorno della sua morte, il 15 agosto 2021.

Toccanti e significative le parole pronunciate quel giorno dal presidente del Bayern, Herbert Hainer:

“Oggi è un giorno triste e buio per l’FC Bayern e tutti i suoi tifosi. Gerd Müller è stato il più grande attaccante che ci sia mai stato, una bella persona e un personaggio del calcio mondiale. Siamo tutti uniti in un profondo lutto alla moglie Uschi e alla sua famiglia. L’FC Bayern non sarebbe il club che tutti amiamo oggi senza Gerd Müller. Il suo nome e la sua memoria vivranno per sempre”.

Non c’è da aggiungere altro, il nome di Gerd Müller non sarà mai dimenticato.


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